“Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi

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Come l’autore stesso sostiene nella “Nota” finale, il personaggio di Pereira è venuto a visitarlo nel settembre del 1992, presentandosi come un “personaggio in cerca d’autore”: un mese prima, infatti, Tabucchi aveva letto su un quotidiano di Lisbona che un giornalista portoghese, vissuto tanti anni in Francia in esilio e poi tornato in Portogallo, era morto e che le sue spoglie erano esposte nella cappella di un ospedale di Lisbona per ricevere l’estremo omaggio. Tabucchi decise di visitare la salma di quel giornalista che, sotto la dittatura di Salazar negli anni quaranta e cinquanta, gabbando la censura, era riuscito a pubblicare un articolo contro il regime. 

Il personaggio di Pereira è l’alter ego, nonché un omaggio, a quel giornalista.

Nell’agosto del 1938 il direttore della pagina culturale del “Lisboa”, il dottor Pereira, inizia a sfogliare una rivista di filosofia e vi trova una riflessione sulla morte, tratta dalla tesi di laurea di un certo Francesco Monteiro Rossi, laureatosi appunto un mese prima a pieni voti. Incuriosito, Pereira decide di contattare il ragazzo. A partire da questo incontro Pereira inizierà a cambiare tutta la sua esistenza. A poco a poco, infatti, scopre che il ragazzo è impegnato nel reclutare volontari portoghesi che aiutino la resistenza spagnola contro il dittatore Franco.
Pur non riuscendo a spiegarsene bene il motivo, Pereira cerca di aiutarlo in tutti i modi, anche quando sembra non volersi coinvolgere, e tutte le circostanze della sua esistenza lo spingono a mettersi in gioco. In coscienza sa di non potersi tirare indietro: aiuta il cugino di Monteiro a nascondersi, elargisce continuamente soldi di tasca propria al ragazzo anche se scrive articoli impubblicabili e, alla fine, sarà disposto anche a nascondere lo stesso Monteiro nella sua abitazione. Proprio nella sua abitazione Monteiro Rossi verrà ucciso da dei “poliziotti in borghese”.
A quel punto, Pereira è costretto a prendere una decisione definitiva. Deve scegliere da che parte stare. Sceglie di denunciare. Scrive un articolo di cronaca sui fatti accaduti la sera prima a casa sua e finge di chiamare il capo della censura davanti al tipografo titubante e restio alla pubblicazione di un articolo così scomodo (in realtà dall’altra parte della cornetta risponde un amico di Pereira). A quel punto al giornalista non rimangono che due ore di tempo per prendere le sue cose e volare in Francia.