Mi è capitato sotto mano questo libro di Susanna Tamaro un po’ datato a dire la verità: è stato stampato infatti nel 2011. Mi aspettavo di leggere un romanzo e invece mi sono ritrovata un saggio pieno di domande e di questioni attuali su cui l’autrice si interroga con quel suo modo profondo ma mai stucchevole caratteristico della sua scrittura. Il saggio si divide in quattro grandi sezioni: il nostro tempo; i nostri figli; le lezioni della natura; spiritualità. Se posso permettermi una piccola considerazione, la parte sulla natura mi ha fatto quasi venire i brividi perché sembrava annunciare e profetizzare quello che ormai da più da un anno stiamo vivendo. “Per duemila anni l’uomo ha immaginato l’Apocalisse come un castigo ineluttabile che, un giorno, sarebbe piovuto dal cielo, ma ora improvvisamente cambiano le carte in tavola. L’Apocalisse c’è, è già tra noi, non è scesa dal cielo ma è una semplice conseguenza delle nostre azioni. Abbiamo agito convinti della nostra onnipotenza e, all’improvviso, ci rendiamo conto che non possiamo tutto. Abbiamo saccheggiato la terra, scordando il profondo e misterioso rapporto di interdipendenza che a essa ci lega. E ora la terra ci ricorda che non quello del predatore era il nostro ruolo, ma piuttosto quello del custode. Avremmo dovuto custodire la terra, le acque, gli animali, le piante, ma per farlo avremmo dovuto avere in noi l’idea del sacro”.
Un testo quindi di pacata denuncia ma sbaglia che crede di trovarvi solo un elenco più o meno dettagliato di quello che non va. C’è molto di più. C’è una indagine profonda che cerca di mettere a nudo le contraddizioni e le fragilità del nostro tempo ma c’è anche l’indicazione di una strada possibile, di un’isola -appunto- che c’è.